EX ILVA. I commissari diffidano Ancelor a "non porre in essere ulteriori iniziative"

di redazione 18/11/2019 ECONOMIA E WELFARE
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Il prossimo 27 novembre è stata fissata l'udienza che riguarda il ricorso d'urgenza presentato dai commissari da Claudio Marangoni, il presidente della sezione specializzata in materia d'impresa del tribunale di Milano, ha invitato ArcelorMittal "a non porre in essere ulteriori iniziative - si legge in una nota del presidente del Tribunale Roberto Bichi - e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti" dello stabilimento siderurgico. 

Il giudice Claudio Marangoni nel fissare l'udienza relativa al ricorso d'urgenza presentato dai commissari ha sottolineato la "rilevanza delle questioni sollevate dalle parti" e la "complessità obbiettiva del contenzioso" tale da richiedere un "contraddittorio", e ha invitato il gruppo a garantire "la piena operatività" degli impianti e quindi a non spegnere gli altiforni.

Nel ricorso dei commissari si legge che l'iniziativa di ArcelorMittal di sciogliere il contratto di affitto dell'ex Ilva "nulla c'entra con le giustificazioni avanzate che non pervengono neppure ad un livello di dignitosa sostenibilità: essa è invece semplicemente strumentale alla dolosa intenzione di forzare con violenza e minacce un riassetto" dell'obbligo contrattuale "precedentemente negoziato (...) che il gruppo (...) evidentemente non ritiene più rispondente ai propri interessi". I comportamenti di ArcelorMittal per perseguire l'"illegittimo intento" di sciogliere il contratto d'affitto dell'ex Ilva "sono stati programmati" per "recare il maggior possibile livello di devastante offensività". E' scritto nel ricorso cautelare depositato, tramite i legali, dagli ex commissari contro l'iniziativa del Gruppo avvenuta senza alcun "preavviso" e la disponibilità "ad un esame congiunto della situazione per l'adozione di un piano condiviso" per garantire la "continuità dell'attività".

Intanto la Procura di Milano indaga anche su eventuali illeciti tributari e su presunti reati pre-fallimentari, con un focus sul mancato pagamento dei creditori dell'indotto, nel fascicolo esplorativo aperto sull'addio di ArcelorMittal all'ex Ilva, ancora formalmente a carico di ignoti e senza ipotesi di reato. Filoni questi che si aggiungono a verifiche su presunte appropriazioni indebite di materiale relativo al magazzino di materie prime, su false comunicazioni societarie e al mercato.  

"Questi signori hanno sulla coscienza presente e futuro dell'Ilva che è Taranto, Genova, Novi Ligure che rappresenta migliaia di imprese e artigiani. Incoscienti, pazzi incoscienti coloro che al governo rischiano di far scappare le imprese che hanno investito in Italia. Prima di stracciare i contratti uno dovrebbe avere l'idea di che cosa fare per l'Italia". Lo afferma il leader della Lega Matteo Salvini su facebook. "Forse - prosegue - pensavano di mettere a Taranto un parco giochi? Il governo sta facendo scappare le imprese italiane e straniere. E' un governo tasse, sbarchi e manette ma l'Italia a furia di queste cose rischia di andare a fondo e noi cercheremo di impedirlo con ogni mezzo democraticamente permesso. Alla guida c'è gente che non sa guidare una bici e vuole salvare il Paese. Questi vogliono solo salvare la poltrona di un governo che ha perso credibilità".

I tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil saranno ricevuti questa sera alle 19.30 al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella - si apprende da fonti sindacali -, per affrontare la questione dell'ex Ilva e in generale delle crisi industriali.

Se ArcelorMittal non rivede la decisione di lasciare Taranto, per l'ex Ilva scatterà "l'amministrazione straordinaria, con un prestito ponte" da parte dello Stato in modo da riportare l'azienda sul mercato entro un paio d'anni. Così il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha risposto a chi gli chiedeva quale fosse il piano B del governo per l'ex Ilva.

Le aziende dell'indotto dell'ex Ilva di Taranto sono in presidio davanti alla portineria C dello stabilimento siderurgico con dipendenti e mezzi per protestare contro il mancato pagamento delle fatture da parte di ArcelorMittal e per rivendicare la continuità produttiva e occupazionale della fabbrica dopo l'annunciato disimpegno della multinazionale. Al presidio partecipano gli autotrasportatori tarantini, con i tir parcheggiati all'esterno dello stabilimento, che ieri non hanno escluso di bloccare l'uscita delle merci.

Presenti anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il presidente di Confindustria Taranto Antonio Marinaro. Le imprese dell'indotto hanno maturato crediti per circa 60 milioni di euro.

"Stiamo studiando un sistema che consenta alla Regione di pagare le fatture al posto di Mittal e poi subentreremmo come creditori dell'Ilva ma sconsiglio a Mittal di trasformare la Regione Puglia anche in un creditore della loro azienda perché a quel punto li perseguiteremo legalmente ovunque al mondo. Questo modo di fare è vergognoso". Così il presidente della Regione Puglia. Emiliano nei giorni scorsi aveva ricevuto rassicurazione dall'Ad Lucia Morselli circa il pagamento delle aziende dell'indotto. "Mittal si è impegnato a pagare le fatture. Ci sono i lavoratori delle imprese esterne che hanno fatto prestazioni di beni e servizi e non sono stati pagati. Stanno rischiando di far fallire decine di aziende che sono essenziali per l'economia pugliese. Siccome si sono impegnati a pagare, devono pagare presto".


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